Erika Marconato

Costantemente alla ricerca. Porto con me la voglia di imparare

UNA CITTÀ O L’ALTRA di Bill Bryson, Guanda

Pubblicato originariamente su Il Colophon il 7 aprile 2018.


Questo libro è il taccuino di un viaggio in Europa. Bryson (e il lettore con lui) parte da Hammerfest “a trenta ore di pullman da Oslo, ma il motivo che spinge qualcuno ad andarci merita una certa considerazione. Si trova in capo al mondo, è la città più a nord d’Europa, dista da Londra quanto Londra da Tunisi, ed è patria di inverni rigidi e cupi dove a novembre il sole si inabissa nell’Oceano Artico per rifarsi vivo dopo dieci settimane. Volevo vedere l’Aurora Boreale. Inoltre, nutrivo da tempo un mezzo desiderio di scoprire come fosse la vita in un luogo tanto remoto e inaccessibile. A casa, in Inghilterra, seduto in compagnia di un bicchiere di whisky e di alcune cartine, mi era sembrata un’idea formidabile. Ora, invece, mentre sul finire di dicembre mi muovevo cauto nel nevischio di Oslo, cominciavo ad avere qualche dubbio”.

Fixing the wings By Robert McGoldrick

CivicHackingIT – Diario di un progetto vol. 4

A quanto pare, come scrivere un libro a più mani sembra essere una domanda interessante. Lo dico perché alla frase “sto scrivendo un libro con Matteo” o “stiamo scrivendo un libro insieme”, segue inevitabilmente un perplesso “Ah… Ma come funziona?”.

La risposta è molto semplice: uno fa tutto e l’altro procura fette di torta e spuntini. Ovviamente, sto scherzando ;)! Permettimi di fare un po’ di ordine (e rispondere con tante tante parole a questa domanda).

Le sfide

Non ho mai scritto nient’altro a quattro mani (ad essere totalmente sincera, una volta ci provai con risultati disastrosi, grande frustrazione e pezzo non pubblicato). Se cerchi una guida passo passo su come farlo, puoi smettere di leggere immediatamente: non sono un’esperta di scrittura collettiva, sono convinta che ognuno, alla fine, lo faccia a modo proprio, a seconda di con chi lavora.

Qui troverai la descrizione sommaria di come ci dividiamo il lavoro e perché.

FUNNE. LE RAGAZZE CHE SOGNAVANO IL MARE di Katia Bernardi, Mondadori

Pubblicato originariamente su Il Colophon il 7 aprile 2018.


Viaggiare non è mai stato facile come in questi anni. Vuoi andare al mare? Con meno di cinquanta euro si può volare in Grecia. Vuoi andare in montagna? Con qualche ora di treno sei nelle Alpi svizzere. Sembra impossibile che, in Italia, ci sia qualcuno che non ha mai visto il mare, eppure… Eppure a Daone (60 chilometri da Trento, 588 abitanti) ci sono le funne, simpatiche vecchiette montanare fino al midollo, che il mare non l’hanno visto mai — spesso, non sono neppure uscite dalla valle in cui abitano da tutta una vita. “Funne in dialetto significa donne, e le nostre Funne, ricche di sogni e di voglia di avventura, sono le irriducibili ottantenni del circolo pensionati Rododendro. Per festeggiare il ventennale del loro circolo decidono di fare una gita molto speciale: andare per la prima volta al mare tutte insieme, perché molte di loro il mare non lo hanno mai visto. Bellissima idea, bellissimo sogno. Ma certi sogni per diventare reali devono fare i conti con la cassa, e la cassa del Rododendro purtroppo piange. Sotto gli auspici della Madonna della Neve, e nutrite dall’immancabile fetta di polenta, le idee si moltiplicano: «E se vendessimo delle torte alla sagra del paese?»; «E se facessimo un calendario da vendere come i pompieri?»; «E se facessimo un “croadfanding” o quella roba lì che non so bene cos’è ma che è dentro l’Internèt?»”.

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