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Bookclub by Patricia dos Santos Paton

12 libri per il mio gruppo di lettura

E., la mia bibliotecaria preferita, ha detto a qualcuno che sono un’esperta di gruppi di lettura. Questo qualcuno le ha creduto e ora sono “responsabile” di un gruppo di lettura.

Forse io prendo questa cosa della lettura troppo sul serio, ma scegliere alcuni dei libri che verranno letti da lettrici che non conosco bene e moderare gli incontri a me sembra una bella responsabilità.

Che ho frequentato diversi gruppi di lettura è vero, ma che questo faccia di me un’esperta, beh, non me la sento di affermarlo con sicurezza.

Le regole

Dato che ogni gruppo ha le proprie regole, anch’io come prima cosa ho voluto mettere nero su bianco cos’è questo gruppo di lettura (ovviamente concordando con le altre lettrici).

Posti pubblici

A quanto pare non sono l’unica che ama spiare la gente. Alla domanda “che dite se metto il veto sulle case private?”, la risposta è stata veloce e decisa: “Beh ovvio, io voglio vedere le persone che passano, mica solo i miei figli” :D.

Uno dei motivi principali per cui i ritrovi saranno in bar, circoli o la biblioteca è che in un gruppo di persone che non si conoscono c’è già abbastanza pressione: ci si agita, non si sa bene cosa dire, etc. Sentivo l’esigenza che il luogo di ritrovo fosse neutro, che ci si potesse godere un bicchiere di vino, volendo, e in cui l’unico impegno richiesto fosse arrivare (non pulire, sistemare, cucinare). Dopodichè, Trento è una città piena di spazi pubblici, che però hanno la dimensione di ritrovi privati (in uno dei papabili candidati ci sono pure i divani).

Chi può partecipare

Il gruppo è semi-pubblico. Ci troviamo in luoghi pubblici in modo che chi vuole si possa unire, ma vorrei tenere il gruppo sulle dieci-dodici persone. Mi sembra il numero ideale per poter parlare tutti e per evitare la formazione di sottogruppi durante la discussione.

L’unica cosa a cui tengo davvero è la possibilità per ognuno di esprimere la propria opinione, senza sentirsi sminuito e/o preso in giro. Tutte le mie esperienze di letture condivise sono state proficue, da tutte ho imparato qualcosa (tra cui che non mi piace quando chi fa la voce più grossa è più ascoltato). Mi piacerebbe che fosse così anche per gli altri partecipanti.

Chi propone i libri (e come vengono scelti)

Avendo avuto varie esperienze, ho deciso di proporre io i libri, cercando di pescare da generi diversi (proporre, perché se non convincono gli altri lettori, si possono cambiare). Leggere tutti lo stesso libro mi sembra un buon modo per creare un terreno comune e per guidare la discussione.

Ho scelto di non legare le letture ad un tema specifico: alla biblioteca di Bassano del Grappa le facilitatrici avevano scelto di far ruotare tutti gli incontri attorno ad un argomento. Gli incontri erano sempre molto interessanti, ma mentre pensavo alle proposte, mi sembrava troppo stringente. Se il tema non piaceva? Sarebbe stata una cosa in più di cui preoccuparsi. Nel caso organizzassi qualcosa di diverso (tipo in biblioteca o in una libreria), sicuramente seguirei un filone, ma per questo primo gruppo va bene così.

Vogli(am)o leggere storie BELLE. Ben scritte, con dei bei personaggi, con una bella trama. Il genere importa poco (anche se il genere rosa a quanto pare non piace molto). Questa (e il fatto che i libri siano di genere diversi) è un’esigenza mia, soprattutto. Frequento un gruppo in biblioteca, i partecipanti hanno una certa età e si finisce sempre a leggere libri di un certo filone (possibilmente pubblicati prima degli anni ’80, possibilmente di autori americani o latino-americani, possibilmente di scrittori maschi). Nonostante alcuni dei libri letti con loro siano stati meravigliosi, sento il bisogno di leggere altro, di discutere altro, di spaziare. Troppo esigente?

Altro

Ognuno si procura i libri come meglio crede. Non ho scelto ultimissime uscite, per cui ci sono in biblioteca, su MLOL, in libreria, usati e nuovi, in digitale e in cartaceo. Per me il supporto non inficia la lettura, ma per molti lettori sì, quindi ognuno faccia come meglio crede ;).

Se sarà possibile, mi piacerebbe fare qualcosa anche per la città (magari qualche autore tra quelli italiani ha piacere di venire a fare una presentazione a Trento, o qualcosa del genere). Trovare una formula affinché non si sia solo un salotto privato o un gruppo di lettori, ma anche un attivatore culturale per la città: sto pensando al modo per coinvolgere la biblioteca. Vediamo come va.

Quindi che libri belli ho scelto?

  1. Non buttiamoci giù – Nick Hornby

Per il genere romanzo divertente ho pensato a Hornby. L’ho scelto perché è divertente, surreale e i dialoghi sono scritti molto bene. I personaggi sono caratteristici e strani. La copertina è orribile, ma che ci vuoi fare?

  1. Lo zio Oswald – Roal Dahl

Il realismo magico è un genere un po’ sottovalutato in Italia: i romanzi di questo tipo finiscono quasi sempre nelle sezioni young adult. Questo si è salvato dallo young adult, pur essendo un meraviglioso esempio di realismo magico.

Lo racconto sempre con le stesse parole: la versione per adulti di Dahl. Spesso mi rispondono “sai di lui ho letto tutto, ma questo mi manca”. Scandaloso, irriverente, originale. Non vedo l’ora di parlarne con il gruppo.

  1. La donna in bianco – Wilkie Collins

A quanto pare un classico ci vuole. Questo è molto meno noto di altri e il modo in cui ne parla PennylaneOnTheTube qui e qui mi ha incuriosita moltissimo. Ci tenevo che il classico fosse in pubblico dominio: http://www.gutenberg.org/ebooks/583 . La donna in bianco è il primo libro che fu definito sensational novel, se non è una recensione positiva questa, non so cosa lo possa essere ;). Lo possiamo anche inserire nella sezione mistery/giallo (due piccioni con una fava).

  1. Shantaram – Gregory David Roberts
    Armi, acciaio e malattie – Jared Diamond

Questo l’ho proposto, ma credo verrà sostituito. Le mille pagine spaventano molto. Peccato.

L’avevo scelto perché è scritto da un australiano (e mi sembra che non arrivino molti australiani in Italia). Il secondo motivo è che è una storia semi-biografica, che è un elemento che mi incuriosisce molto. Viene messo sotto il cartello “avventura”.

Sostituzione: dopo il primo incontro abbiamo deciso di leggere Armi, acciaio e malattie al posto di Shantaram, su proposta di una delle partecipanti. Io con i saggi tentenno sempre, vedremo come andrà.

  1. Io e Mabel – Helen Macdonald

Lui è qui perché la versione inglese ha una copertina a dir poco meravigliosa. Qui  ne parla una bibliotecaria canadese. Io lo metterei nella categoria autobiografia (ma non l’ho ancora letto, quindi prendila con le pinze).

  1. Carol – Patricia Highsmith

Della Highsmith ho letto quasi solo i gialli (che ho sempre trovato equilibrati e ben scritti). Fino allo scorso anno non sapevo neppure di questo libro, poi ne hanno fatto un film di discreto successo. Il libro non l’ho letto (e non ricordo neppure chi me ne ha parlato), ma nelle mie letture sento l’esigenza di inserire voci diverse: autrici, lesbiche, bisessuali, transessuali, voci di paesi inconsueti. A quanto pare la Highsmith rientra nelle prime due (tre?) categorie: sono curiosa di conoscere Carol (che, a quanto ho capito rientra nella categoria due), di vedere come la Highmith le dà vita.

  1. Più piccolo è il paese più grandi sono i peccati – Davide Bacchilega

Un bel giallo, ambientato a Lugo di Romagna. A volte sono snob con gli autori italiani (caratteristica che condivido con molti lettori, chissà perché poi), ma Bacchilega è un ottimo scrittore, capace di costruire un giallo divertente e misterioso. In più, è stato pubblicato da una piccola casa editrice. E leggiamoli qualche volta questi piccoli editori ;).

(Di questo romanzo ho parlato abbondantemente qui).

  1. Buon Apocalisse a tutti – Neil Gaiman, Terry Pratcher

Neil Gaiman è uno dei miei cantastorie preferito. In inglese il titolo è Good Omens (la cui traduzione vaga è buoni presagi) ed è molto più azzeccato del titolo italiano. Contiene una delle scene più divertenti che io abbia mai letto (se l’hai letto mi riferisco a quando il protagonista dà il nome al cane). Un fantasy diverso dal solito.

  1. Amatissima – Toni Morrison

Toni Morrison è uno di quei premi Nobel spesso dimenticati. Peccato, perché la sua scrittura è magnifica, forte e originale. Sethe è uno dei migliori personaggi che io abbia incrociato. Amatissima è uno di quei libri che consiglio a chiunque, sempre.

  1. Autobiografia burlesca – Mark Twain

Qui è tutta colpa di CasaSirio Editore che l’ha inserito nella collana Morti&Stramorti (il che mi ha fatto ridere). CasaSirio è un piccolo editore con un grande (nel senso di fisicamente imponente) direttore editoriale, un grande (nel senso di  veramente bravissimi – curiosate tra le copertine e provate a smentirmi) team grafico e un grande (nel senso qualitativo, non quantitativo) catalogo. Li ho conosciuti a Torino (dopo che Ilenia Zodiaco ne aveva parlato qui), ho comprato un terzo del loro catalogo e li ho amati da subito. Be pop!

  1. Quando siete felici fateci caso – Kurt Vonnegut

Questo libro è una raccolta di discorsi ufficiale tenuti in varie università dall’autore – quindi rientra nella categoria saggi. Ha una copertina spettacolare (quella coloratissima col gelato) e volevo che ci fosse almeno un Vonnegut in questo elenco. Questo forse spaventa meno di Mattatoio N.5 ;).

  1. La reliquia di Costantinopoli – Paolo Malaguti

Di Malaguti ho già parlato qui. Lui scrive libri storici, genere che non amo moltissimo. Con questo romanzo, in particolare, è stato finalista allo Strega quest’anno. Sono super curiosa di leggerlo: pur non essendo del mio genere preferito, i libri di Malaguti sono piccoli gioiellini e lui si merita tutto il successo che sta avendo in questo periodo (se non hai mai letto niente di costui, fidati, prendi uno dei suoi titoli e fate amicizia).

Il prossimo appuntamento sarà il 10 dicembre con La donna in bianco di Wilkie Collins. Ti interessa venire? Scrivimi o lascia la tua mail nel form qui sotto, così ti aggiungo alla mailing list.

Ti interessa partecipare al gruppo di lettura?

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Klondike, visto da me

Da circa un anno faccio la lettrice per Klondike, una delle collane di Antonio Tombolini Editore. Mi hanno “risucchiato” con questo status:

Anche se devo confessare che, le parole che mi avevano colpito di più erano quelle di Michele Marziani, curatore della collana:

Sto cercando lettori per una nuova collana di narrativa di Antonio Tombolini Editore.
Cerco persone che amano leggere e amano farlo con la propria testa. Che si lasciano accarezzare dalle parole, che lasciano aperte le porte del cuore e della ragione. Gente curiosa e innamorata dei libri.
Cerco persone che partecipino con noi alla corsa all’oro dell’editoria, all’esplorazione del Klondike, leggendo i manoscritti degli autori che si autopubblicano, per proporre loro un vero contratto d’edizione da parte di Antonio Tombolini Editore.
Tra tanti libri vogliamo scovare i più preziosi.
Se vuoi leggere con noi proponiti. Scrivimi a michele@michelemarziani.org e spiegami perché ti piacerebbe farlo.
La nostra è una sperimentazione, non riusciamo a pagare chi legge. Però, però, possiamo offrire una piccola percentuale sui libri da pubblicare. E se si scopre un grande best-seller: beh, sarà come vincere alla lotteria.

Purtroppo, dato che ho cambiato hosting, ho perso la mail in cui spiegavo loro perché era una buona idea avermi a bordo: sono abbastanza sicura di aver blaterato qualcosa su quali erano i miei libri preferiti e sul come leggo. Quello che mi ricordo, è la voglia di far parte di questo progetto e di entrare nella tribù di Simplicimuss. Per cui sono salita a bordo. Le mie motivazioni erano meramente egoistiche:

  • sono una fan del lavoro di Antonio Tombolini (almeno per quanto rigurada la parte degli ebook) e l’idea di lavorare con/per lui mi sembrava un grande punto di arrivo professionale (sì, mi rendo conto che il mio contributo all’impero Simplicissimus è minimo, ma lasciatemi la mia vanagloria);
  • ho sempre sognato di essere pagata per leggere (anche qui, mi rendo conto che prendo una percentuale sulle vendite, ma tant’è);
  • il progetto mi sembrava decisamente interessante: lettori che scelgono libri da far pubblicare (ah, il potere!);
  • mi sono scoperta letterariamente snob. Leggo molto raramente libri autopubblicati (non sto qui a spiegare il perché e per come).  In ogni caso, far parte del team di lettori di Klondike, faceva parte della cura che mi ero autoprescritta.

Dopo un anno, mi hanno intervistato perché leggo libri (il che mi fa un po’ sorridere).

Ho detto alcune di queste cose. Su di me:

Sono una lettrice da quando ho memoria. Il mio principale contatto con l’editoria risale a un paio di anni fa, quando è stato pubblicato un mio racconto dalla casa editrice Graphe edizioni. I libri mi affascinano.

Sugli ebook:

Il digitale potrebbe salvare l’editoria, se gli editori cominciano a considerarlo un mezzo diverso, non una replica del cartaceo. I lettori sono pronti: molti miei conoscenti usano regolarmente l’ereader (soprattutto persone anziane che riscoprono il piacere di una lettura con dei caratteri “regolabili”).

Sul ruolo di lettori ed editori:

chi pubblica e chi legge libri fa parte della stessa “industria”, sono due facce della stessa medaglia. I lettori stanno trovando pian piano altre strade, altri luoghi. Gli editori meno.

Sulla scrittura:

Nella tua definizione la parola più interessante è progetto: non c’è niente di “magico”, ma tanto lavoro dietro un buon libro.

L’intervista integrale è qui: https://www.streetlib.com/it/2016/03/24/erika-marconato/ (e sì, mi rendo conto di quanto sia vanesio autocitarsi 😉 ). Come sempre, commenti, domande, riflessioni (ma anche semplici ciao) sono graditi.
L’immagine di copertina è di Hegg, Eric A. (University Library Washington) [Public domain], attraverso Wikimedia Commons.

Perchè ho deciso di affiliarmi a BookRepublic e diventare una libraia digitale freelance

Qualche tempo fa mi sono imbattuta nel programma di affiliazione di BookRepublic, grazie a questo post. Ho letto il contratto e ho deciso di affiliarmi. Ecco perchè.

Motivi personali

Bookseller - attribuzione foto

Bookseller – attribuzione foto

Da sempre leggo molto e uno dei miei sogni è diventare una libraia. Una di quelle donne che riconoscono il titolo di un libro da un breve accenno.Una persona cha sa consigliare esattamente il libro di cui hai bisogno, quel libro particolare che non avresti mai letto se non te lo avessero consigliato.

Ogni volta che penso ad una libraia davvero eccellente, ricordo con affetto la santa donna dell’ormai defunta libreria Galileiana a Padova, da cui ho acquistato tutti i libri dell’università. Questa santa donna (di cui non ho mai saputo il nome) una volta è stata in grado di farmi comprare il volume giusto con questa premessa: “mi pare fosse un libro con dei fiori nel titolo” (per la cronaca era Di viole e liquirizia di Nico Orengo). Di fronte a librai come lei siamo tutti dei dilettanti :).

Mi sono fatta forza pensando agli ultimi libri che ho consigliato. Hanno riscosso un certo successo, quindi ho deciso di mettermi alla prova con consigli più ampi, con i miei colpi di fulmine librari, e vedere cosa succede.

Il contratto

Dopo aver scoperto il programma, la diffidente che è in me si è levata a gran voce: “vedrai che c’è una fregatura e non potrai fare quello che vuoi”, “vedrai che ci sono dei vincoli impossibili”, e via di questo passo. Ho scaricato il contratto (ebbene sì, si firma un contratto ed è una procedura legale) e quello che ho letto mi ha davvero messo di buon umore.

Non devo:

  •   pagare nulla (non so se è diverso per le aziende);
  •   segnalare un numero minimo di libri al giorno;
  •   fare almeno un tot. di vendite al mese (la mia personalità paranoica si preoccupava che DigitPub, la società dietro BookRepublic, si tenesse la mia percentuale se non raggiungevo la quota minima fatturabile ogni mese).

Posso:

  • consigliare un libro solo nel mio blog o quanti ne ritengo utili;
  • segnalare i libri che più mi piacciono, senza obbligo alcuno;
  • controllare quali e quanti libri generano più click e più entrate. In sè non significa niente, ma in relazione ai libri che mi sentirò di consigliare, posso vedere se e come il mio gusto personale è ritenuto affidabile (in parole povere, ci si fida del mio umile giudizio per acquistare un libro?). Il che, al di là delle entrate economiche, per me sarebbe una bella soddisfazione;
  • gestire le cose con semplicità (di fatto DigitPub ti permette di creare dei link, ma tutto il processo di vendita continuano a gestirlo loro, così come la parte di software e di analytics per capire cosa, come e quanto stai vendendo);
  • prendere l’8% “al netto d’IVA per ogni transizione avvenuta”, il che significa, per me, che posso acquistare più libri, leggere di più e consigliare di più. Rispetto al margine del 20%  [¹]  è la metà, ma io considero che tutta la parte software la gestisce BookRepublic, quindi, di fatto è un 8% al netto delle spese vive che una librera tradizionale dovrebbe caricarsi.
  • almeno teoricamente, posso aderire ad altri programmi di ecommerce di libri. Ultimabooks ne ha uno interessante che sto considerando di abbinare. Dico teoricamente, perchè nel contratto di DigitPub non ci sono limitazioni di questo tipo, ma potrebbero esserci dall’altra parte (se il secondo fornitore di ebook ponesse delle clausule di non concorrenza, ad esempio).

Insomma, il contratto è decisamente favorevole a chi decide di intraprendere l’affiliazione.

I cookie

L’unica cosa un po’ rognosa sono i cookie: il software di BookRepublic rilascia un url univoco, che richiede a chi ci clicca di accettare un “biscottino” per il tracciamento. Nessuno ti può obbligare ad accettare un cookie, quindi, nel caso qualcuno lo declini, non si ha la percentuale della vendita.

In realtà i cookie sono la base di praticamente tutti gli ecommerce (oltre che di molte altre cose): anche quando ci si rivolge ad Amazon ci si becca un biscottino (di cui però non si è avvertiti, a meno che non li si blocchi).
Insomma, come nelle librerie fisiche, il libraio consiglia, ma nessuno è obbligato ad acquistare e non ti può seguire per vedere se poi il volume lo compri da qualcun’altro (fisico o digitale, poco importa).

Per me è una bella sfida: non conosco nessun libraio digitale di persona (c’è la libraia di Ultima Books che è una delle mie fonti virtuali, ma non ho ancora mai avuto il piacere di vederla fisicamente); gli ebook fanno parte della mia vita, ma non della vita di tutti i lettori ed ho sempre consigliato titoli a destra e a manca, ma i risultati non sono sempre stati positivi.
Vedremo come andrà.

I primi consigli

Dato che sabato si è sposata una mia cara amica, i primi consigli saranno per le coppie.

Come tutti i libri, anche loro si portano una storia. Il primo era l’unico romanzo che unisse la mia collezione di libri con quella di Matteo (e sì, ce l’abbiamo ancora in duplice copia). Il secondo l’abbiamo (io e Matteo) ricevuto in dono per il nostro matrimonio, ci è caduto in una vaschetta d’acqua, ci ha fatto ridere (non solo per l’acqua) e riflettere.

E voi? Conoscete qualche libraio digitale? Ne seguite qualcuno sul web? Perchè vi fidate dei consigli dei librai digitali (o non vi fidate)?

 

[¹] – Questo è l’unico link che ho trovato con dei numeri chiari sul margine delle librerie. Mi rendo perfettamente conto che non c’è scritto chi è l’autore nè dove lavora nè come ha avuto le informazioni. Purtroppo, il guadagno che si può avere in un esercizio commerciale, è una di quelle cose affidate solo ed esclusivamente ad adepti che hanno superato prove sui carboni ardenti :).

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