Pubblicato originariamente su Il Colophon il 7 aprile 2017.


Sii buona. Sii carina. Sii scelta.

Questo viene richiesto alle femmine del mondo di freida, un mondo piccolo come una scuola. Le ragazze nascono in provetta, a quattro anni cominciano la loro formazione, che continuerà fino ai sedici anni, quando un maschio loro coetaneo le sceglierà (se saranno abbastanza belle). Essere carina è l’unica cosa importante. Compiacere i maschi l’unica fondamentale. Le giornate della protagonista, freida (non è un errore la mancanza della maiuscola, nel libro i nomi femminili sono tutti minuscoli), e della sua migliore amica, isabel, trascorrono tra stanze piene di specchi, critiche feroci e pillole per la cura del corpo. Finché qualcosa cambia: isabel (la bella tra le belle) ingrassa, si abbruttisce, proprio mentre è in gioco il suo futuro (impressionare gli eredi, figli maschi naturalmente concepiti delle famiglie della città, per diventarne la moglie o la concubina).
La O’Neill ci scaraventa in un mondo spietato e crudo, una distopia che porta il maschilismo alle estreme conseguenze:

“E poi ci aveva mostrato i video. Le famigerate “Fosse Femminili”, migliaia di figlie non volute eliminate in un buco sempre più grande, le teste schiacciate una contro l’altra come bambole di porcellana rotte. Negozi con file e file di scaffali pieni zeppi di farmaci per il concepimento di maschi, facili da acquistare come gomma da masticare. E il corpo aveva imparato. Aveva imparato che un neonato femmina è un invasore, venuto a rubare la bellezza della madre. Che una figlia femmina è pericolosa».
«Ci fu preoccupazione, naturalmente, quando nelle Zone gli anni passavano e non nascevano femmine», ci aveva detto casta-ruth, e la sua voce serena contrastava con l’orrore delle sue parole. «Ben presto rimase solo una manciata delle donne originali, tutte ben oltre l’età fertile, e la minaccia dell’estinzione sembrava quasi una certezza. Gli Ingegneri Genetici furono costretti a creare donne per assicurare la sopravvivenza della razza umana. E dal momento che ne avevano la possibilità, sarebbe stato sciocco non apportare i miglioramenti necessari alle nuove donne, le eva.» Aveva tossito delicatamente. «E così si istituirono le Scuole per ospitarle.»
«Ma perché non hanno dato le neonate alle compagne per fargliele allevare come figlie loro?»
Quando le avevo fatto questa domanda mi aveva fissata, identificandomi come una fonte di guai. «E chi ti avrebbe voluta?», mi aveva chiesto. «Chi ti avrebbe voluta, finché non fossi stata utile?»
Non avevo capito che cosa intendesse per “utile”, non in quel momento”.

Le compagne di freida, gli eredi e il resto della società hanno trovato la loro utilità e ne abbracciano tutti gli inquietanti risvolti, ma freida e isabel no: si ribellano, ponderano, cercano un finale diverso. Come anche Darwin, il maschio-erede più ambito di cui si innamora freida, ricambiata.
Purtroppo, come ha insegnato Huxley ne Il mondo nuovo, in queste società non c’è posto per la diversità: ecco perché Darwin si deve conformare, ecco perché isabel deve adattarsi al suo destino (troppi soldi sono stati spesi per la sua perfezione), ecco perché freida deve migliorare (c’è sempre margine di miglioramento).

L’universo narrativo della O’Neill è riducibile alla categoria young adult, solo per l’età dei protagonisti. In realtà, dietro a questi quindicenni si nasconde una società spietata, piena di violenza e di giudizio. Maschi e femmine, raggiunta l’età adulta, restano intrappolati nelle regole di quella società, tanto quanto i ragazzi. Gli adulti devono essere utili quanto i giovani: le compagne sulla quarantina vanno sostituite (in quanto non più fertili); le concubine devono essere sempre giovani, sessuali e piacenti; i maschi devono dimostrare continuamente la loro utilità attraverso il loro lavoro e la loro mascolinità; gli aberranti (maschi omosessuali) vanno eliminati in quanto inutili; le caste (eva scelte per diventare insegnanti che resteranno asessuali per tutta la vita) devono mostrare alle nuove generazioni la via del Padre originario; gli ingegneri devono imparare dai loro errori e creare eva sempre più belle e perfette.
“C’è sempre margine di miglioramento”, ma non spazio per cambiare le cose.


Immagine di copertina: Joy VanBuhler287/365 – Magazines – Flickr CC BY NC ND