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Bulimia letteraria

Sarà che piove da qualche giorno (almeno dove abito io), sarà che ultimamente ho letto dei libri veramente buoni, sarà che ogni tanto vorrei rimandare gli impegni solo per leggere. Sarà quel che sarà.

I sintomi

Fatto sta che noi lettori (a volte) ci comportiamo compulsivamente nei confronti dei libri: leggiamo fino alle tre di notte (smettendo solo perchè crolliamo tra le pagine, mai perchè il giorno dopo dobbiamo essere al lavoro alle 8), non mettiamo giù una storia finchè non siamo arrivati all’ultimo carattere oppure ingurgitiamo parole fino a stare male (perchè ci dimentichiamo di mangiare o di dormire, ad esempio).

Dopo tutto ciò, non contenti, stressiamo tutti i nostri amici lettori per far si che leggano quel dato libro per poterne parlare e rigettare tutto quello che abbiamo accumulato.


Troppo è troppo - Attribuzione foto

Troppo è troppo – Attribuzione foto

Ce ne sono due versioni

Di bulimia letteraria ce ne sono due versioni: per numero di libri o per numero di pagine.

La prima ci spinge a leggere mille libri contemporaneamente ed è gravamente influenzata dalla lettura digitale: io ho dovuto fare un back up dei miei libri perchè avevo riempito tutti i 2 giga a disposizione nel mio adorato ereader. Chi ne è affetto, di solito, si giustifica così: “tanto non mi confondo”, “metti che non ho voglia di leggere quel libro, almeno ne ho un altro”, “metti che non ho voglia di leggere neanche il secondo”, “metti che faccia schifo e lo scopro mentre lo sto leggendo”, “tanto con l’ebook te ne puoi portare mille e pesano uguale”. Vi riconoscete?

La seconda, di solito, ci prende quando abbiamo a che fare con un libro che supera le 400 pagine. Tipo Il signore degli anelli. Gente che non è uscita di casa per tre giorni per finire le vicende degli hobbit e della Terra di Mezzo; lettori che hanno stazionato sui troni di ceramica fino a che sono stati mandati i cani a cercarli. E altre amenità di questo tipo. In questo secondo caso, il formato digitale aiuta parecchio: niente scogliosi da trasporto, niente tunnel carpali infiammati da supporto, niente sguardi turbati in caso di lettura in pubblico.

Non mi è mai capitato

Potrebbe essere solo un problema mio, ma basta digitare “bulimia letteraria” su un motore di ricerca per rendersi conto che non è proprio così. Ne parlano su Forum Libri, ne sono affetti alcuni blogger e tra gli amici lettori ce n’è più di uno che riporta questi sintomi.

Dato che prima o poi colpisce tutti, in una forma o in entrambe, almeno preventivate qualche buona lettura (preferibilmente in digitale, così la crisi sarà meno evidente) :).

Consigli per le crisi di bulimia letteraria

 

Questo è un libro di qualche anno fa, del 2010 per essere precisi. Si tratta di un thriller storico in cui ci si trova nella Boston dell’Ottocento, dove viene fondato un circolo letterario per la diffusione delle opere di Dante. Grazie a questo, la Divina Commedia diventa pubblica e un assassino pare prendere spunto per i suoi delitti dalle parole del Poeta.
Rientra (per un soffio) nella categoria dei libri per bulimici di pagine: ha poco più di 400 pagine, ma Pearl crea un mondo che ti obbliga ad abbandonare ogni attività per scoprire l’enigma. Il colpevole dei delitti, poi, è VERAMENTE inaspettato: io, di solito, quando leggo un thriller a pagina 25 o a pagina 40 so chi è il colpevole. In questo caso no, finchè l’autore non lo svela, non si ha alba di chi sia. Inoltre, è un thriller poco conosciuto quindi ci sono buone possibilità che possiate diffondere il verbo e costringere consigliarlo ad altri lettori (dando sfogo alla seconda parte della bulimia letteraria: il rigetto).

Ogni singolo lettore che ho incontrato aveva qualcosa da dire sugli autori russi. Ogni. Singolo. Lettore.
Questa edizione raccolglie ben sette tra i romanzi russi più famosi in edizione integrale: PUŠKIN, La figlia del capitano; GOGOL’, I racconti degli arabeschi e Il naso e Il cappotto; TURGENEV, Un nido di nobili; DOSTOEVSKIJ, Le notti bianche; TOLSTOJ, Anna Karenina; BULGAKOV, Cuore di cane e ŠALAMOV, I racconti della Kolyma. Rientra a pieno titolo in entrambe le categorie: tanti libri e tante pagine!
Il prezzo è contenuto (come sempre per i Mammuth, anche per la versione cartacea) e, in formato epub, è un ottimo compagno di viaggio e di bulimia letteraria. Senza il fastidio di farsi venire la scogliosi :)! In più, alla fine, potremo dire con orgoglio di avere anche noi qualcosa da dire sui russi.

A proposito di ottimi compagni di viaggio, non posso non parlarvi di questo librone. Mi è stato regalato per il mio compleanno (grazie!). In cartaceo (meno grazie!). Sono 650 pagine da trascinarsi dietro. Di carta! 🙂
Nonostante non sia un libro eccelso (diciamocelo la Rowling ha scritto di meglio), è un ottimo compagno di viaggio: non ha molte pretese, ma stuzzica la bulimia per cui attenzione se dovete scendere in un punto specifico (grazie gentile controllore di non avermi portato in deposito).
Anche questo è un thriller. Molto spesso, infatti, è questa tipologia di libri a scatenare un attacco di bulimia letteraria: vogliamo sapere cosa succede e vogliamo saperlo ORA! Sono i libri che, spesso, trasformano un “leggo ancora due pagine” in un “DEVO FINIRE QUESTO LIBRO”!

guardiani notte

DEVO FINIRE QUESTO LIBRO è esattamente quello che scatena questo fantasy.
Tenebra, luce, streghe, maghi, licantropi tutti insieme appassionatamente in una guerra dal sapore invernale (anche se, ovviamente, non si svolge tutto d’inverno).
Questa particolare edizione raccoglie tutta la trilogia in un monumentale volume da più di 1200 pagine (nella versione cartacea) per cui fa decisamente parte degli scatenatori di bulimia da pagine. Solo la malattia delle pagine, perchè Luk’janenko è uno scrittore spettacolare ed è bravissimo nel bilanciare il racconto, per cui ti tiene incollato ad ogni pagina: vuoi fare solo quello finchè non sai come va a finire. Gli altri libri non esistono, esiste solo I guardiani della notte!

Voi? Attacchi di bulimia letteraria? In ogni caso ricordate:
Keep calm and read on

Giorno della memoria – Leggere per non dimenticare

Giorno della memoria. Ci sono un’infinità di testi, di documentari, di volumi che raccontano e testimoniano ciò che è stato (un paio di liste le trovate su Wuz, su Panorama, sul sito del Centro di Documentazione Ebraica contemporanea). Come scegliere? Perchè qualcosa sì, qualcosa no?

Giorno della Memoria

Giorno della Memoria – Attribuzione foto>

Il fatto è che risposte non ne ho. Penso che ogni testimonianza, ogni racconto, ogni riga che rimette in discussione le nostre certezze è necessario per la nostra crescita.

Questo mese con il gruppo di lettura abbiamo parlato de Il Pianista (ve lo racconto mercoledì su sfidadirory.erikamarconato.it). Che potrebbe essere una scelta. Il mese scorso ho letto Tu qui vivrai di Peter Duffy, che racconta della resistenza organizzata dai fratelli Bielski in Bielorussia, che potrebbe essere un’altra lettura interessante.

Vorrei consigliarvi un milione di cose, ma credo che ognuno debba trovare le sue letture, i suoi percorsi. Tra tutti io vi voglio consigliare solo due cose un po’ particolari e non così conosciute: La storia di Erika di Ruth Vander Zee (editore La Margherita) e Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute di Marco Paolini (Einaudi 2013 libro + DVD).

La storia di Erika di Ruth Vander Zee

E’ la storia di una bambina, Erika per l’appunto, che viene gettata dalla madre fuori da un carro diretto ad Auschwitz, per salvarla dai forni. L’edizione che vi consiglio è un piccolo capolavoro illustrato da Roberto Innocenti (Se non lo conosci sbircia qui).


Le sue illustrazioni per questa storia sono strazianti e poetiche allo stesso tempo. Le pennellate fanno parte del racconto, le immagini ci aiutano a “sentire” come dovevano essere le cose. Io ho avuto la fortuna di vedere le tavole da vivo ed è stato un colpo al cuore:  non dimenticherò mai la sensazione che ho provato. Ruth Vander Zee, nel suo sito, dice che


l’abbinata parole-immagini parla sia alla mente che al cuore delle persone.


Io non potrei dirlo in maniera migliore.


Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute di Marco Paolini


Se non sei nella fortunata condizione di avere una buona banda, ti consiglio vivamente di comprare il DVD dello spettacolo con il taccuino di lavoro incluso.


Altrimenti sotto c’è lo spettacolo e il libro lo trovi qui .



Lo consiglio perchè è importante per ognuno di noi ricordare che PRIMA della soluzione finale è successo altro, tanti piccoli tasselli che hanno alimentato odio e discriminazione.

Lo consiglio perchè è Paolini: intelligente, interessante e molto serio.

Lo consiglio perchè ricordare fa bene. A tutti. Anche a me. D’altronde, non è questo lo scopo dell’arte?

 

Piccole esperienze di openess (e un po’ di Clay Shirky)

La mia personalissima esperienza con i libri digitali (come credo per molti altri) è cominciata con libri “liberi”: ho scaricato un libro da LiberLiber e, non avendo un device elettronico, l’ho stampato per leggerlo in treno (avevo bisogno di una scusa per allontanare eventuali scocciatori 🙂 ).

All’epoca ancora non lo sapevo, ma quel semplice gesto avrebbe cambiato il mio modo di vedere i libri (elettronici, in particolare) e le risorse digitali.

Da allora di strada un po’ ne ho percorsa:
– so la differenza tra gratis e di pubblico dominio;
– ho un’idea di come si può far circolare le idee senza violare il diritto d’autore;
– ho capito il senso di creare dei contenuti gratuitamente (anche molto piccoli) per aumentare l’intelligenza collettiva.

Software libero - Attribuzione immagine

Software libero – Attribuzione immagine

In questi ultimi giorni, ho assistito a tante piccole forme di resistenza: Wikipedia, OpenStreetMap, Wikisource e LiberLiber.
Nell’ordine: due giorni di Bibliohackathon per approffondire Wikipedia, una presentazione al TEDxTrento su OpenStreetMap, una maratona di rilettura su Wikisource, il 19esimo compleanno di LiberLiber.

Perchè la gente lo fa? Perchè perdere tempo ad inserire voci o a correggere errori su Wikipedia? Perchè rileggere un’opera digitalizzata e disponibile su Wikisource? Perchè mettere i civici giusti su OSM?

Non vi darò nessuna risposta: secondo me, ognuno lo fa per un motivo diverso (non so se qualcuno lo fa per fare colpo, ma sarebbe veramente divertente). Quello che voglio fare è consigliarvi un libro (e che altro sennò?).

Si tratta di Surplus cognitivo di Clay Shirky. Il buon Shirky ha fatto, in questo volume, un’analisi molto interessante sul perchè e per come di questi gesti di cura del bene comune.

Lui individua tre elementi. Il primo è il tempo libero (diritto faticosamente conquistato). Il secondo elemento è la partecipazione, che cambia il suo carattere e l’impegno richiesto ad ognuno di noi. Terzo fattore, decisamente il più importante, la generosità umana, ciò che ci perrmette di fare qualcosa grautitamente per gli altri: la parte migliore di noi.

Al contrario di quello che sembra, queste scelte non hanno a che fare esclusivamente con un atteggiamento filotecnologico. Anzi. La tecnologia e internet hanno solo amplificato un fenomeno che già faceva parte del nostro dna: facciamo volontariato anche fuori dal web ;).

Prima di acquistarlo, ci si può fare un’idea con questa presentazione. E’ in inglese sottotitolato.

Buona visione, ma soprattutto buona resistenza :). E ricordate:

il passo più difficile è tra il non fare nulla e il fare qualcosa .

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