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Si possono condividere gli ebook?

Mi capita spessissimo, prima che me ne renda conto la frase magica “ho letto questo libro fantastico, te lo presto!” esce dalle mie labbra. Molto più velocemente di quanto sia disposta ad ammettere. Capita anche a voi?

Questa strana mania dei lettori di voler prestare i libri

Con i libri cartacei, problemi non ce ne sono: la prima volta che ci si vede si fa il passaggio di mano. Ovviamente con me il tutto è accompagnato da minacce da mafia russa: “se me lo perdi ti troverò ovunque tu sarai e vedrai la mia ira”; “se non me lo rendi per me sei morto”; “se me lo rovini farò a te quello che hai fatto a lui”, etc. (i miei amici lo sanno e non vedono l’ora di vedere quale bizzarria tirerò fuori dal cappello 😀 ma nessun amico è stato sfregiato per la realizzazione di questo post).

Sii gentile, restituisci ciò che ti viene prestato! -  attribuzione foto

Sii gentile, restituisci ciò che ti viene prestato! – attribuzione foto

Esiste un diritto alla condivisione degli ebook?

Questa settimana lascio che siano le parola del buon Andrea Zanni, presidente di Wikimedia Italia, a rispondere. Andrea ha scritto il capitolo “Hai diritto di condividere gli ebook?” per il Kit di sopravvivenza del lettore digitale, ebook sull’ebook curato da Tropico del libro che, a mio modesto parere, è una lettura fondamentale per tutti gli editori digitali. Più o meno, è quello che i lettori vorrebbero poter fare con gli ebook (e non sempre possono).

Esiste un diritto alla condivisione di ebook?
La risposta è (come sempre): dipende.
Credo sia sacrosanto il diritto di poter mandare ad un amico una mail con allegato un ebook, mentre cosa diversa è condividere la propria collezione di migliaia di ebook attraverso le reti di file sharing…
Ma partiamo con ordine.

Un ebook non si presta, si condivide

Saltando la questione DRM (quella fastidiosa tecnologia che ti permettere di accedere ad un ebook solo su sei dispositivi collegati alla stessa licenza), con i libri digitali i prestiti diventano difficili. Il problema principale è proprio la condivisione: un ebook non lo si “presta”, lo si condivide.

È importante capire infatti che, in realtà, nel mondo digitale la parola “prestito” è scorretta. Ed è scorretta, d’altra parte, anche la parola “regalo”.
[…] Definiamo “prestito” quando prendo un libro dal mio scaffale e lo passo ad un amico, per un tempo finito e definito. Per tutto il tempo che il mio amico terrà con sé il mio libro, io non potrò leggerlo, ne sarò privato. La mia copia ce l’ha lui.
Se questo intervallo di tempo diventa indefinito (cioè se io rinuncio al mio libro, e voglio lasciarlo al mio amico) questo libro diventa un regalo. (Se invece è il mio amico a tenersi il libro, senza il mio esplicito regalo, tecnicamente possiamo chiamarlo furto).
[…] Se ti presto il mio ebook, io avrò sempre a disposizione la mia copia. Perché nel digitale le cose si moltiplicano (i libri come i pani e i pesci).

Decidere di condividere un ebook ha delle conseguenze sia sociali che economiche. Socialmente, noi lettori siamo inclini a far girare un libro che ci è piaciuto. Io per prima i libri cartacei li presto parecchio (anche se solo a persone selezionate). Economicamente, come per i libri cartacei, gli editori ritengono che una copia prestata è una copia non acquistata, quindi potenzialmente danneggia l’editore. Come se ne esce?

Regole fisse non ce ne sono. La mia regola personale (soggettiva e opinabile) è trovare un equilibrio. Se la mia condivisione mi rende un buon amico, favorisce una collaborazione, è orientata a pochi amici selezionati e posso ragionevolmente pensare che non danneggi l’editore, allora condivido. [..]
Però non metterei su un server gigabyte di ebook sotto diritti (lo faccio invece con libri di pubblico dominio, su Wikisource). Condivido con gli amici, prima di tutto.
Credo che il concetto di comunità, di collaborazione, sia un’ottima guida per quel che riguarda la collaborazione. Devo pensare alle conseguenze del mio gesto, positive e negative. Poi (poi) clicco Invio.

Personalmente, sono abbastanza d’accordo con Andrea. La soluzione sarà opinabile, ma il buon senso mi pare la risposta. Gli amici fidati, quelli a cui presterei anche i libri di carta, non sono poi così tanti e non tutti sono dotati di ereader. Non condividerei mai i libri con sconosciuti o su reti peer-to-peer.

Libri liberi

Quelli che invio senza nessuna paura, sono gli ebook a cui il copyright è scaduto :D.

Abbiamo parlato di condivisione di libri elettronici coperti da diritti d’autore. Ma ci sono libri che si possono prendere e scaricare e passare a chiunque, legalmente, perché il loro copyright è scaduto. Sono decine di migliaia, e da tempo (dal preistorico 1971) esistono siti e biblioteche digitali che permettono di leggere e rileggere questi classici fuori copyright. Ecco alcune biblioteche libere:

Un elenco più aggiornato ed esauriente è qui.

E voi dei libri che fate? Li prestate? li custodite gelosamente?

Ps: il post completo di Andrea lo trovate nel suo blog: http://aubreymcfato.com/2014/01/29/la-condivisione-di-ebook/ che, pur non esistendo, è sempre un’ottima lettura.

Tra lana e orecchie

Sferruzzando al bar

Knit cafè -  Attribuzione foto

Knit cafè – Attribuzione foto

A Bassano del Grappa può succedere di entrare in un bar e trovare un gruppo di signore sorriddenti e sferruzzanti.

Tra lana e ferri, come nulla ti ritrovi immerso nel mondo magico e artigianale del Knit Cafè.

Cos’è il Knit Cafè?

Il knit Cafè è un gruppo di persone che si incontrano per lavorare a maglia (o a crochet o ricamo) liberamente, senza alcun obbligo e in forma assolutamente gratuita. Non ci sono insegnanti in quanto ogni partecipante contribuisce con la sua esperienza a condividere informazioni, consigli e suggerimenti sul mondo del knit/tricot. – Da Pensierifattiamano, il blog di Maria Cristina Pizzato, fondatrice del Knit Cafè di Bassano del Grappa

Per me, il lavoro a maglia è sempre stata una cosa un po’ vintage e privata. L’ho visto fare nei viaggi in treno, davanti ad alcune tv e, alla fine, anche al bar.

Social knitting

Grazie a Maria Cristina, ho visto che può essere divertete e “sociale“, ma, soprattutto, ben poco vintage.

Giusto perchè le coincidenze non finiscono mai di stupirmi, un paio di ragazze del mio gruppo di lettura partecipano assiduamente al Knit Cafè :).

Anche se non sono una knitter appassionata, nè dotata se proprio la devo dire tutta, ho passato delle serate piacevoli tra il rumore dei ferri e il profumo del caffè.

E con la lettura come la metti?

Dato che sferruzzare (o ricamare o fare l’uncinetto) è un’attività che richiede le mani libere, questa settimana ne approfitto per parlare di audiolibri. Le knitter di sicuro lavorano anche da sole, per cui per i momenti di solitudine, perchè non deliziare le orecchie?

Io ho cominciato ad ascoltare audiolibri all’università: dovevo migliorare il mio inglese (in particolare la comprensione) e mi sono rivolta ad un servizio dell’ateneo. Grazie a Silvia, la responsabile, ho scoperto LibriVox. E mi sono innamorata degli audiolibri :).

Audiolibri: ci sono quelli gratuiti…

  • LibriVox è un catalogo di libri nel pubblico dominio letti ad alta voce da lettori volontari. Oltre che per persone diversamente abili, è ottimo per lo studio delle lingue (come nel mio caso) o per le trasferte: si carica un libro nel lettore mp3 e si può camminare per ore mentre si “legge” qualcosa.
  • LiberLiber ha una sezione con una quarantina di autori. Gli audiolibri sono in italiano e in formato mp3, m4b e ogg. Per quanto mi riguarda sono un’ottima compagnia per quando sono stanca e non ho la forza di capire l’inglese :).
  • Ad alta voce. Che manna dal cielo! E’ un programma di radio3 in cui leggono libri ad alta voce, per l’appunto :). Tutti i podcast sono disponibili on line. Per me è la soluzione perfetta per i lavori di casa, soprattutto lo stiro :).

  • …e le novità a pagamento

    BookRepublic ha una bella sezione di audiolibri . Sono quelli che si trovano anche in libreria, ma la comodità di scaricarli da casa è una cosa senza prezzo :).

    Ne ho scelti alcuni pensando alle knitter che ho conosciuto al knit Cafè di Bassano del Grappa. Per quando non sono al knit cafè :).

    Chissà che ne pensate degli audiobook. Ditemi la vostra!

    Piccole esperienze di openess (e un po’ di Clay Shirky)

    La mia personalissima esperienza con i libri digitali (come credo per molti altri) è cominciata con libri “liberi”: ho scaricato un libro da LiberLiber e, non avendo un device elettronico, l’ho stampato per leggerlo in treno (avevo bisogno di una scusa per allontanare eventuali scocciatori 🙂 ).

    All’epoca ancora non lo sapevo, ma quel semplice gesto avrebbe cambiato il mio modo di vedere i libri (elettronici, in particolare) e le risorse digitali.

    Da allora di strada un po’ ne ho percorsa:
    – so la differenza tra gratis e di pubblico dominio;
    – ho un’idea di come si può far circolare le idee senza violare il diritto d’autore;
    – ho capito il senso di creare dei contenuti gratuitamente (anche molto piccoli) per aumentare l’intelligenza collettiva.

    Software libero - Attribuzione immagine

    Software libero – Attribuzione immagine

    In questi ultimi giorni, ho assistito a tante piccole forme di resistenza: Wikipedia, OpenStreetMap, Wikisource e LiberLiber.
    Nell’ordine: due giorni di Bibliohackathon per approffondire Wikipedia, una presentazione al TEDxTrento su OpenStreetMap, una maratona di rilettura su Wikisource, il 19esimo compleanno di LiberLiber.

    Perchè la gente lo fa? Perchè perdere tempo ad inserire voci o a correggere errori su Wikipedia? Perchè rileggere un’opera digitalizzata e disponibile su Wikisource? Perchè mettere i civici giusti su OSM?

    Non vi darò nessuna risposta: secondo me, ognuno lo fa per un motivo diverso (non so se qualcuno lo fa per fare colpo, ma sarebbe veramente divertente). Quello che voglio fare è consigliarvi un libro (e che altro sennò?).

    Si tratta di Surplus cognitivo di Clay Shirky. Il buon Shirky ha fatto, in questo volume, un’analisi molto interessante sul perchè e per come di questi gesti di cura del bene comune.

    Lui individua tre elementi. Il primo è il tempo libero (diritto faticosamente conquistato). Il secondo elemento è la partecipazione, che cambia il suo carattere e l’impegno richiesto ad ognuno di noi. Terzo fattore, decisamente il più importante, la generosità umana, ciò che ci perrmette di fare qualcosa grautitamente per gli altri: la parte migliore di noi.

    Al contrario di quello che sembra, queste scelte non hanno a che fare esclusivamente con un atteggiamento filotecnologico. Anzi. La tecnologia e internet hanno solo amplificato un fenomeno che già faceva parte del nostro dna: facciamo volontariato anche fuori dal web ;).

    Prima di acquistarlo, ci si può fare un’idea con questa presentazione. E’ in inglese sottotitolato.

    Buona visione, ma soprattutto buona resistenza :). E ricordate:

    il passo più difficile è tra il non fare nulla e il fare qualcosa .

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