Per il numero di aprile de Il Colophon, Michele Marziani ha proposto a me (e alla redazione) di riflettere sulle città invisibili: quei posti, magari pure reali, resi famosi da ricordi e celebrazioni letterarie (Michele, da brillante scrittore quale è, lo spiega molto bene nel suo editoriale, disponibile qui).

Per me, città invisibili uguale fumetti. Cosa c’è di più invisibile di una località completamente inventata, sebbene completamente visibile (o meglio illustrata)?

Sviluppare il mio punto di vista richiedeva un discorso più ampio (ossia una scusa per parlare di molti fumetti e autori che trovo interessanti), per cui ho parlato di Dylan Dog, di Vanna Vinci, di Zerocalcare e via dicendo. Il pezzo completo lo trovate qui: https://ilcolophon.it/le-citt%C3%A0-visibili-dei-fumetti-un-viaggio-tra-alcune-rappresentazioni-nel-mondo-dei-fumetti-di-erika-ba2ddd867bb2#.m4gkm41dp.

Secondo voi i fumetti (in senso lato) rientrano negli argomenti di interesse di una rivista letteraria?

Ps. Un paio di articoli sulle città invisibili che mi sono particolarmente piaciuti sono quello su Bolaño e quello su New York (la città che, nel mio immaginario, è stata più rappresentata in assoluto). Anche se, in questi giorni, torno spesso a questo sulla Sicilia, sarà l’idea delle vacanze?