Costantemente alla ricerca. Porto con me la voglia di imparare

Categoria: Eventi Pagina 3 di 4

immagine per il troppo è troppo

#socialbookday, leggere di più, perchè?


Il troppo è troppo - attribuzione foto

Il troppo è troppo – attribuzione foto

Il #socialbookday è:

Un invito alla lettura globale, che parte dalle pagine e le community dedicate ai libri per poi coinvolgere tutti. Nell’era dei social network arriva il 17 ottobre Social Book Day, la giornata dedicata ai libri nel corso della quale i nuovi canali digitali possono permettere di sostenere un fine sociale molto importante: leggere di più.

Fonte: Liberiamo, organizzatori di #socialbookday

Di più non è meglio. Partiamo da questo presupposto (avete mai fatto un trasloco? più scatoloni assolutamente no buono :D).

La lettura, secondo me, è un piacere. Leggere 500 libri all’anno che non ci piacciono non è un piacere, è una tortura!

Per cui, un po’ in controtendenza, dico a gran voce:

Non leggiamo di più, leggiamo meglio!

Leggiamo libri che ci toccano il cuore e abbandoniamo quelli che non ci piacciono, entriamo in un gruppo di lettura o creiamone uno nostro, organizziamo una cena con un appuntamento al buio con un libro, chiediamo ad un amico/a lettore/lettrice di consigliarci qualcosa apposta per noi.

Insomma, in questo #socialbookday mi concentrerò sui libri (tanto), sulle relazioni umane e sul piacere della lettura, non sul dovere di leggere nè sui numeri.

A ognuno il suo

Anche se io leggo molto (numericamente parlando), non credo che sia l’approccio giusto per tutti. Credo che ognuno debba trovare la sua soluzione: si può essere felici anche se si legge un libro all’anno.

Gli assoluti non mi piacciono

Non si DEVE leggere, si SCEGLIE di leggere quanto e cosa ci piace di più :).

Vi lascio citando una persona molto saggia:

Non sono i libri che ti rendono migliore. E’ la tua volontà di cambiare, di imparare, di ampliare i tuoi orizzonti, di metterti in discussione e certo, quando hai questa volontà la passione per la lettura è una manna dal cielo perché ti mette in contatto con tutto il mondo. Quello lontano da te geograficamente, ma anche l’umanità lontana da te nel tempo. – Fonte: #socialbookday, leggere non ci rende migliori di Bloggercreativa

Banned books week 2013: la settimana contro la censura sui libri

Vi è mai capitato di non poter leggere un libro perché non lo ritenevano adatto a voi?

Di solito le “scuse” sono: c’è troppo sesso, sei troppo piccola/o, ha un linguaggio che non va bene, è troppo difficile, non è un argomento adatto alla tua età.

La mia esperienza

A me, qualche volta è capitato. Fumetti che misteriosamente sparivano dal mio comodino, bibliotecarie che mi dicevano che i libri che volevo erano troppo difficili (poche per fortuna), insegnanti che scuotevano la testa in segno di disapprovazione di fronte alla mia ultima lettura.

Piccoli atti di censura che minavano la mia identità di lettrice. La prima cosa che mi veniva da dire, adesso come allora, è:

ma tu l’hai letto? mi spieghi perchè io non posso? E, se non l’hai letto, perchè sfoghi le tue paure su di me?

La letteratura censurata oggi

Fino a quest’anno, però, non avevo mai saputo che la censura per i libri è una realtà ancora attuale e piuttosto presente in molti paesi civilizzati. Pensavo fosse solo un problema legato ad estremismi religiosi (penso alla situazione iraniana in “Leggere Lolita a Teheran“) o già tendenti alla censura (come ad esempio la Cina).
Nella mia ignoranza, pensavo fosse un problema degli altri, che i casi eclatanti fossero tutti come i Versi Satanici, per il resto, non pensavo il problema esistesse.

Banned Books Week

Ho cominciato a riflettere sulle mie esperienze di censura quando ho scoperto la Banned Book Week.

Banned Books Week 2013

Banned Books Week 2013

I bibliotecari, gli insegnanti, gli editori e le librerie statunitensi nel 1982 hanno deciso di celebrare i libri che venivano censurati, come modo per rivendicare il diritto di ognuno di leggere ciò che più gli pare e piace.

Negli anni l’iniziativa è cresciuta (come il numero dei libri sottoposti a qualche tipo di censura: più di 11.300), fino a diventare un evento internazionale. Si organizzano eventi, letture pubbliche, atti di sensibilizzazione e diffusione per i titoli bistrattati.

Quest’anno si svolge dal 22 al 28 di Settembre.

Casualmente, sia quando ho scoperto l’evento, sia in questo momento, sto leggendo dei libri proibiti 🙂 .

E’ ancora utile questo evento?

Direi di sì, dato che per il 2012 quasi 500 libri, solo negli Stati Uniti, hanno subito una qualche forma di rimozione da biblioteche, librerie e scuole.
Per quanto riguarda l’Italia, siamo catalogati come parzialmente liberi per quanto riguarda la stampa” da Freedom House, quindi qualche problema di censura ce l’abbiamo anche noi. Il passo dalla stampa alla letteratura è breve.

Nel caso ci fossero degli ulteriori dubbi, risale al 2012 Inchiostro proibito, un testo sulla censura nell’Italia contemporanea (non decenni fa).

Come affrontare la settimana? Leggendo qualche libro proibito!

Una simpatica lista in formato infografica si trova qui: 22 Banned Books. Se si preferiscono le timeline, l’associazione dei biliotecari americani ne propone una favolosa. Altrimenti si può spulciare il sito di ALA e cercare autori, anni, classici, motivi della censura e quantaltro.

Io consiglio:

Amatissima di Toni Morrison (si trova l’ebook su Bookrepublic): è il mio colpo di fulmine del 2013, l’argomento è delicato, ma è un libro meraviglioso – a dir poco;
– Via col vento di Margaret Mitchell : 900 pagine di Rossella O’Hara, una buona occasione per passare in biblioteca;
– Il signore degli anelli: in preparazione al secondo capitolo de Lo Hobbit al cinema.

Qualsiasi libro vi incuriosisca o vi sia stato negato in passato, sarà comunque una buona scelta 😉 .

Acquathon Perugia 2013

Ovvero civic hacking for dummies 🙂 .

La mia esperienza con l’Open Data è veramente limitata: ci “frequentiamo” da un po’ (attraverso gli occhi vigili di Matteo Brunati e attraverso le varie cose in cui sono stata trascinata ho deciso di accompagnarlo), ma fino a fine Aprile non avevo ancora ben chiaro che utilità potesse avere per la mia esistenza.

Innanzitutto urge un passo indietro. CIVIC che?

Questo la spiegazione più chiara che ho trovato:

Persone che risolvono problemi per altre persone

Ed ecco il video in cui l’ho trovata.

Se la mascella non si è ancora staccata dal viso, tra Open Data e civic hacking, vado ad esplicare il legame che sembra molto complicato, ma in realtà non lo è.

Ci sono due rami le Pubbliche Amministrazioni e i cittadini. Le prime sono, per legge, obbligate a rilasciare alcuni dati (che noi abbiamo già pagato con le tasse): Open Data. Come cittadini/e possiamo (e, secondo me, dobbiamo) usare questi dati per verificare cosa succede alla cosa pubblica: civic hacking.

Al Festival del giornalismo di Perugia, grazie alle sale strapiene, sono capitata all’#Acquathon: una maratona in cui persone diversissime – informatici, giornalisti, biologi, filosofi e chi più ne ha più ne metta – hanno deciso di controllare lo stato del rilascio dei dati riguardanti le analisi delle acque in Italia. Ognuno di noi si è beccato delle regioni (a me personalmente sono toccate Basilicata, Campania e Calabria) e ha cercato i dati relativi alla qualità dell’acqua nei capoluoghi delle suddette regioni.

Superato il mio momento Asterix e la burocrazia (i dati sono pubblici, ma a volte spersi in directory che manco con il lanternino e l’aiuto della fata turchina si riescono a trovare, oppure in “comodissimi” formati immagine), l’esperienza è stata davvero unica. In otto siamo riusciti a dare vita ad una mappa navigabile, in cui sono visualizzati i dati relativi ai nitrati che abbiamo raccolto. Un lavoro titanico per una persona sola, ma fattibile per otto.

La cosa veramente straordinaria che mi è successa grazie all’Acquathon è stata di trovare, finalmente, un senso a tutta questa passione diffusa per l’Open Data (o, perlomeno, diffusa tra le persone che ho conosciuto negli ultimi due anni). Non si tratta di ciò che ci interessa – al momento, è improbabile che mi trasferisca in Basilicata o in Calabria, per cui forse mi sarebbe interessato di più capire cosa succede nel posto dove vivo. I dati aperti, rilasciati in un formato “potabile” (computabile in modo automatico, riutilizzabile e riusabile), permettono di fare i cittadini e controllare con mano quello che succede, per dirne una, all’insieme delle tasse che versiamo o lo stato dell’acqua potabile in Italia.
Un’altra “strana” ricaduta è la creatività. Grazie al fatto che sono a disposizione, posso usare i dati per fare, ad esempio, app con mappe in cui sono segnalati i percorsi più sicuri a Milano per i ciclisti.
Insomma si mettono le mani in pasta e, forse, qualcosa si riesce a cambiare.

Dopo due settimane
Sono ancora alla ricerca dei dati per Campania e Calabria. Ho contattato sia l’Arpa delle due regioni e i comuni capoluoghi per avere delle informazioni, ma per ora ancora nessuna risposta. Staremo a vedere 😉 .

Pagina 3 di 4

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén